sabato 31 luglio 2010

Rock 'n roll!

Giochino estivo per passare qualche minuto con la propria memoria: chi riconoscerà i gruppi rock nascosti dietro le traduzioni dei loro nomi?
Le soluzioni sono a fondo pagina, ma in disordine.

Il dirigibile guidato
L'aereoplano Jefferson
Le faccine
Veleno
Armi e rose
Gli scorpioni
Le automobili
Gli uccelli da cortile
Le Comete
La testa della radio
Crema
Le madri dell'invenzione
Sottoterra viola
Gli uccelly
Gli uomini del re
I ragazzi di spiaggia
Furtivo e il sasso di famiglia
La macchina soffice
Supervagabondo
Le teste di diamante
Marmellata
Signorina di ferro
Scuola femminile
I blu depressi
I ragazzi del negozio di animali da compagnia
Il rinnovamento dell'acqua chiara delle credenze
Porpora profonda
Il cremisi del re
Il cozzo
Le pistole del sesso
Regina
La salute nazionale
Gli strangolatori
La cura
Uovo
Il gruppo
Il prato primaverile del bisonte
Gli uomini della spazzatura
Capitano Cuore di bue
I sassi rotolanti
Gli ululanti
Barzelletta che uccide
Le menti semplici
Il culto dell'ostrica blu
Le sorelle della misericordia
Le aquile
Gli stretti terribili
Gigante gentile
I morti riconoscenti
Caldo in scatola
Le ombre
Gli animali
I mirtilli palustri
Le teste parlanti
Grossa caramella morbida alla vaniglia
Carovana
Paradiso buddista
Pagnotta di carne
Bacio
Rabbia contro la macchina
Le bambole di New York
I chi
I sottotono
L'incredibile gruppo a corde
Genesi
Le porte
Biondino
Colosseo
Televisione
Polizia
Marciapiede
I peperoncini rossi piccanti

Soluzioni:

THE COMETS, THE YARDBIRDS, CREAM, THE SHADOWS, THE ROLLING STONES, THE BYRDS, THE LED ZEPPELIN, THE ANIMALS, THE WHO, THE JEFFERSON AIRPLANE, THE SMALL FACES, THE MOODY BLUES, THE KINGSMEN, THE TRASHMEN, CANNED HEAT, GRATEFUL DEAD, BUFFALO SPRINGFIELD, THE BAND, THE INCREDIBLE STRING BAND, THE EAGLES, NIRVANA, THE SOFT MACHINE, GENTLE GIANT, KING CRIMSON, GENESIS, THE MOTHERS OF INVENTION, SUPERTRAMP, EGG, CARAVAN, NATIONAL HEALTH, QUEEN, KISS, THE NEW YORK DOLLS, TELEVISION, COLOSSEUM, VANILLA FUDGE, DEEP PURPLE,GUNS AND ROSES, MEATLOAF, BLUE OYSTER CULT, THE SCORPIONS, IRON MAIDEN, THE SEX PISTOLS, THE CLASH, THE STRANGLERS, JAM, POLICE, THE TALKING HEADS, THE CARS, THE PET SHOP BOYS, THE WAILERS, THE SIMPLE MINDS, RED HOT CHILI PEPPERS , THE CURE, THE SISTERS OF MERCY, THE KILLING JOKE, VENOM, DIAMOND HEAD, GIRLSCHOOL, DIRE STRAIT, THE UNDERTONES, RADIOHEAD, THE CRANBERRIES, BLONDIE, RAGE AGAINST THE MACHINE, THE DOORS, PAVEMENT, THE BEACH BOYS, SLY & THE FAMILY STONE, CAPTAIN BEEFHEART, VELVET UNDERGROUND, CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL

giovedì 22 luglio 2010

Schifo

Denis Verdini

È stato chiesto a Denis Verdini, il simpatico coordinatore del noto partito politico vittima di “furibonde campagne mediatiche”, di giustificare 2,6 milioni di euro di dubbia origine.
“Si tratta di risorse personali, frutto di enormi sacrifici economici”, ha dichiarato il collaboratore dell'Amato Leader.
Ora, Verdini ha 59 anni. Mettiamo pure che lavori da 40. Mettiamo pure che faccia sacrifici dall'inizio.
2.600.000€ : 40 anni = 65.000€ all'anno di sacrifici.
65.000€ all'anno di sacrifici : 12 mesi = 5.416,66€ al mese.
Per 40 anni.
Nulla da dire, sono grossi sacrifici.
Il fatto è che in giro c'è un sacco di gente a cui non dispiacerebbe per nella sacrificare 5.416,66€ al mese per tenerseli lì in banca in caso di bisogno. Ma non se lo possono permettere.
Fino a ieri non ci pensavano neanche. Ma adesso che ci pensano trovano davvero schifose le parole di Verdini. Le trovano insultanti, volgari, becere, odiose. E sperano che Verdini e i suoi amici finiscano al più presto in galera e ci restino a lungo.


Musica




Nel Grande freddo, lo storico film di Lawrence Kasdan che è una delle più belle fotografie della mia generazione, Harold, il personaggio interpretato da Kevin Kline, dice qualcosa tipo "non c'è più stata musica dopo gli anni 70" (cito a memoria). Una volta o due mi è capitato di citare la frase a voce alta: la mia troppo giovane moglie (allora fidanzata) mi ha immediatamente ed elegantemente invitato ad andarmene a defecare altrove...
Sta di fatto che quando sento musica di "quegli anni" godo come un grillo. Quali anni? Non saprei dire esattamente. Quelli che vanno più o meno da You Really Got Me dei Kinks e House of the Rising Sun degli Animals fino a Imagine di John Lennon, passando da My Generation degli Who, da Sgt. Pepper dei Beatles, da Satisfaction degli Stones, da Electric Ladyland di Hendrix e da tutto Dylan.
Ogni tanto mi offro il lusso di ricomprarmi la versione CD o MP3 di uno di quei fantastici 33 giri. L'ultimo che ho trovato è il mitico The Soft Machine, dell'omonimo gruppo. Il 33 giri l'avevo rubato a Parigi, in un grande magazzino, con la complicità di un mio amico che ci lavorava. Quel giorno ne avevamo rubati una dozzina (il sistema del mio amico sembrava infallibile), tra i quali Volunteers dei Jefferson Airplane, Blues from Laurel Canyon di John Mayall e un Howlin' Wolf (non so più quale).
Quelle vecchie canzoni le riascolto spesso, con emozione.
Non è emozione nostalgica. Detesto la nostalgia. Caso mai è piacere di ritrovare le proprie origini e fierezza di non sentirsi in dovere di rinnegarle.
L'emozione forte è al primo riascolto, quando quelle note, quei suoni, quei fraseggi che non si sentivano da decenni si rivelano immediatamente con una freschezza inaudita, come se li avessi ascoltati ieri per l'ultima volta. La voce di Robert Wyatt che canta "Hope for happiness / hope for happiness / hope for happiness, happiness, happiness..." e i suoi vagabondaggi sulla batteria alla ricerca di suoni e ritmi inconsueti ce li avevo ancora lì intatti, in un angolo della memoria. È come ritrovare un amico che si era perso di vista e ritrovarlo uguale. È una piccola, bella vittoria sul tempo e sulla morte. Ed è una goduria.

lunedì 19 luglio 2010

Segnali

Paolo Borsellino
 
Diciotto anni fa la mafia ammazzava Paolo Borsellino.

Certe volte la mafia ammazza, certe volte manda segnali.
Certe volte i segnali li riceve.
Stamattina a Palermo c'era Giorgio Napolitano, ma non c'era neanche un membro del governo.
Secondo voi questo segnale la mafia come lo ha preso?

domenica 18 luglio 2010

A quelli

A quelli che in autostrada si piazzano una volta per tutte sulla corsia centrale perché quella di destra è per i coglioni;
a quelli che trovano scandaloso che in Italia tanta gente non paghi le tasse ma che poi quando chiamano un idraulico la prima cosa che gli dicono è che non hanno bisogno di fattura;
a quelli che fanno squillare il telefonino in treno;
a quelli che non hanno niente contro i musulmani, “però è anche vero che... (e quando non sono i musulmani sono gli ebrei, o gli africani, o gli americani, o i meridionali, o i rom, o gli omosessuali, o gli interisti, o i livornesi, o i militari, o i vicini di casa);
a quelli che buttano il pacchetto di sigarette vuoto dal finestrino;
a quelli che se non perdono ancora almeno tre chili, quest'anno al mare non ci vanno;
a quelli che detestano Berlusconi ma guardano Canale 5;
a quelli che comprano il bikini alla figlia di sette anni;
a quelli che dicono sempre “eh, cosa vuoi?... è così...”;
a quelli che graffitano i muri e i vagoni della metropolitana perché i graffiti sono arte;
alle massaie spogliarelliste;
a quelli che conosci di vista e quando ti vedono da lontano per la strada girano la testa dall'altra parte;
ai vigili urbani che si immedesimano con Clint Eastwood;
agli indifferenti;
a quelli che dicono che se non ti sei ancora comprato un Rolex a quarant'anni sei un fallito;
a quelli che scrivono “i” pneumatici;
a quelli che lasciano sempre le luci accese;
a quelli che al cinema parlano al vicino;
a quelli che non si occupano di politica e a quelli che credono che la politica possa cambiargli la vita;
ai convertiti;
agli impiegati che ti dicono “sono vent'anni che faccio questo lavoro, non vorrà mica insegnarmelo lei?”;
a quelli che ascoltano Lara Fabian con le finistre spalancate;
a quelli che dicono che l'Italia è il più bel paese del mondo e a quelli che dicono che l'Italia fa schifo;
a quelli che ti telefonano a casa all'ora di pranzo;
a quelli che l'anno scorso hanno “fatto” il Kenya e quest'anno “faranno” Cuba;
a quelli che facendo finta di niente cercano di passarti davanti mentre sei in coda e che quando vedono che non li lasci passare ti dicono “oh, scusi, non l'avevo vista”;
a quelli che suonano il clacson;
a quelli che in estate si lamentano perché fa caldo e in inverno perché fa freddo;
a quelli che ti arrivano da dietro a 160 e si mettono a lampeggiare perché tu stai sorpassando a non più di 135 e loro vogliono passare;
a quelli che buttano i sacchetti di plastica nei cassonetti dei rifiuti organici;

a tutti questi e a un certo numero di altri auguro di tutto cuore un foruncolo purulento sulla punta del naso, una diarrea liquida e bollente, le pulci, le piattole, il singhiozzo cronico e un anno di riflusso gastro-esofageo.



giovedì 15 luglio 2010

Un po' di Congo

Denis Sassou Nguesso
Tra le molte cose sulle quali non si cherza in Francia c'è la parata del 14 luglio. Migliaia di militari francesi e, da una ventina d'anni a questa parte, anche stranieri sfilano sui Champs Elysées (la plus belle avenue du monde, naturalmente) mentre in cielo sfrecciano i caccia.
Quest'anno Nicolas sarkozy ha deciso di invitare non uno, ma ben tredici eserciti stranieri a sfilare con quello francese, tutti provenienti da ex-colonie africane. Tra questi spiccava la presenza dell'esercito della Repubblica del Congo (Congo Brazzaville), ovviamente accompagnato dal Presidente della Repubblica, il simpatico Denis Sassou Nguesso.

In Congo ci sono stato due o tre volte per lavoro e anche se non pretendo di conoscerlo a fondo posso dire di averci passato alcune settimane, di averci incontrato molta gente e di essermi fatto anche qualche amico. Mi è spesso capitato di partecipare a discussioni nelle quali veniva fuori il nome del Presidente, suscitando, a seconda delle volte, rabbia, ilarità amara, profonda diffidenza o altrettanto profondo disprezzo. Mi è capitato anche più di una volta, passando dal Rond point des anciens combattants, la grande rotonda sulla quale si affaccia il centro culturale francese, di veder passare una buona quindicina di Mercedes nere che si dirigevano verso o venivano dall'aeroporto, con a bordo il Presidente e il suo seguito, in partenza per o in arrivo da una di quelle settimane di shopping che prediligono a Londra, Dubai o Parigi.

Il Congo (da non confondersi con la Repubblica Democratica del Congo, con capitale Kinshasa), è uno dei paesi più poveri del mondo. I suoi tre milioni di abitanti hanno un reddito medio annuale inferiore a 100$ nonostante le grandi riserve petrolifere nelle quali operano compagnie americane e francesi, ma anche l'Agip.

Ma, mi direte voi, chi se ne frega? E qualora non me lo diceste voi, state tranquilli che me lo direbbe il buon Presidente Denis Sassou Nguesso.

Esempio: per assistere alla sezione plenaria dell'assemblea dell'ONU nel 2006, Sassou (così lo si chiama comunemente sul posto) e il suo seguito hanno occupato quarantaquattro camere al Waldorf Astoria di New York. Prezzo: 130.000$, ovvero più del (modesto) contributo che quell'anno la Gran Bretagna diede al Congo in aiuti umanitari.

Altro esempio: lo stesso anno, per un soggiorno di cinque notti allo stesso Waldorf Astoria, il conto, ovviamente pagato con soldi pubblici congolesi, fu di 61.000$, ai quali però vennero ad aggiungersi 12.000$ di extra, tra i quali due bottiglie di champagne da 400$ l'una. 
 
Naturalmente Sessou non va sempre a New York. Va anche a Parigi. E fa bene, visto che ci possiede ben diciotto residenze, tra appartamenti e ville. 
 
Ciò nonostante, il buon presidente nega di avere un qualsiasi conto in banca in Francia. Ed è vero! Perché dovrebbe averne uno, visto che un giudice transalpino ne ha repertoriati ben 112 a nome di vari membri della sua famiglia?

Durante i miei viaggi a Brazzaville ho visto venir su il mausoleo di Pietro Savorgnan di Brazzà, nobile friulano che assicurò alla Francia il protettorato della parte congolese ad ovest del grande fiume. I miei amici africani mi hanno fatto notare due cose: prima di tutto come il Congo sia così diventato probabilmente l'unico paese africano ad aver eretto un mausoleo all'artefice della sua colonizzazione; e poi come il monumento fosse costato la bagatella di una quindicina di milioni di euro.

Ancora un ricordo che mi torna alla mente: scendendo dal centro culturale francese verso il mausoleo si vede ad un certo punto sulla destra un'enorme villa bianca dentro un grande giardino. Sul cancello una targa indica che si tratta degli uffici del protocollo della presidenza della repubblica. Ma ve l'immaginate voi il bisogno che ha un paese di tre milioni di abitanti di una gigantesca villa con giardino per gli uffici del protocollo?

Me ne viene in mente un'altra: sulla sinistra del mausoleo c'è una palazzina bianca di tre piani con su scritto in azzuro Banca dello Sviluppo di non so più che cosa. Avendo notato che la banca era sempre chiusa, un giorno ho chiesto a un amico come mai lo fosse. Lui si è messo a ridere. “Non c'è nessuna banca, mi ha detto. Quella palazzina è vuota da anni. Ma l'hanno ridipinta di bianco e ci hanno scritto sopra banca quando hanno inaugurato il mausoleo, per far vedere alle autorità straniere presenti che i soldi che avevano versato in aiuti erano serviti a qualche cosa.”

Se scrivo queste cose è perché in numerosi viaggi di lavoro ho imparato ad amare profondamente l'Africa e gli africani, che oltre tutto hanno sempre accolto i miei spettacoli in maniera straordinariamente calorosa. Ho imparato ad amare l'Africa e ho imparato a detestarne la corruzione e la maggior parte dei governanti almeno quanto detesto l'attitudine dei nostri nei confronti dell'Africa. 
 
E aggiungo l'ultima: se il Congo è il primo paese extraeuropeo nel quale si è recato Nicolas Sarkozy immediatamente dopo la sua elezione, non è per caso perché sono vere le voci che dicono che Sassou aveva largamente finanziato sotto banco la sua campagna elettorale?...





 

L'amico Jimmy

Jimmy Singh

Mia figlia abita in Inghilterra con suo marito, che è indiano, e i due figli. In questo momento è a casa di sua madre, in Provenza, con i bambini, e ci passerà l'estate. Un suo amico indiano, Jimmy Singh, verrà in Europa in agosto con moglie e bambino e i tre andranno a trovarla in Provenza. Da qui la necessità di ottenere un visto.
È bene specificare subito che Jimmy, cittadino indiano e quindi extra-comunitario, è davvero poco sospettabile di volersi introdurre illegalmente nel paradiso dell'Unione Europea per poi iniziare una nuova carriera come muratore, come stradino, o come lavapiatti in qualche pizzeria. Anche perché lui di ristoranti ne ha più di uno, oltre ad essere coproprietario, con due amici, del Ministry of Sound, il nightclub più alla moda di Delhi, una piramide di vetro che accoglie ogni sera tra mille e millecinquecento giovani e meno giovani che consumano fiumi di vodka e whisky. Come dire che gli introiti mensili di Jimmy sono ai miei quello che un SUV Mercedes è a una Suzuki Splash. Qualora una qualsiasi ambasciata avesse dei dubbi sulle sue intenzioni migratorie, sarebbe facile per il mio giovane e inturbantato amico dimostrare che la sua voglia di clandestinità in Europa è grande almeno quanto quella di un banchiere svizzero nel deserto del Niger.
Ciò nonostante ottenere un visto turistico per quella Francia che i suoi felici cittadini amano definire terre d'accueil, cioè terra d'accoglienza, implica una serie particolarmente complessa di operazioni.
  1. Il futuro turista deve mandare al francese che vorrebbe invitarlo a casa sua una fotocopia del suo passaporto e di quelli dei suoi familiari;
  2. il francese di cui sopra deve recarsi al municipio del suo luogo di residenza con le fotocopie ricevute, la sua carta d'identità e una prova di domicilio (bolletta della luce, del gas, o altro);
  3. deve poi riempire un modulo sul quale indicherà i nomi e cognomi degli invitati, la superficie della sua residenza, il numero delle stanze, i nomi e cognomi delle persone che abitano con lui, il numero di posti letto disponibili per gli ospiti e le date esatte di arrivo e partenza degli invitati;
  4. sullo stesso modulo deve specificare che autorizza la polizia ad andare a verificare sul posto la veridicità delle sue affermazioni;
  5. deve poi pagare una tassa di 45€ per persona invitata, tassa che però non può pagare sul posto, ma solo andando a comperare un bollo al più vicino ufficio delle imposte (il che, in zone rurali, può voler dire anche una cinquantina di chilometri);
  6. una volta comprato il bollo deve tornare in Comune per farlo incollare e timbrare;
  7. a questo punto deve spedire l'originale del modulo firmato, bollato e timbrato, all'amico indiano, sperando che le poste non lo perdano, sennò dovrà ricominciare tutto da capo;
  8. l'amico indiano, una volta ricevuto il modulo, può finalmente andare all'ambasciata di Delhi, o ai consolati di Mumbai o Pondichery (ovvero tre posti per un miliardo di abitanti);
  9. all'ambasciata gli verrà chiesto il dettaglio del suo viaggio, con le prove delle eventuali prenotazioni alberghiere, una per una;
  10. gli verranno anche chiesti 70€ per persona (reddito medio annuale dell'India: 425€);
  11. ovviamente, nel caso avesse già acquistato i biglietti aerei e i visti gli fossero poi rifiutati, sarebbero mazzi suoi...
Un aspetto particolarmente ridicolo di questa procedura ubuesca è che pare sia solo la Francia ad applicarla. Basta quindi chiedere un visto per l'Italia, il Portogallo o la Polonia e il gioco è fatto: uno entra nell'Unione Europea senza tante storie.

Tutto questo per dimostrare che la stupidità della burocrazia non è una specialità unicamente italiana.

mercoledì 14 luglio 2010

Beatrice, Nebraska

Il manichino di Beatrice, Nebraska

Al mattino mentre faccio colazione ho l'abitudine di guardare i siti di vari giornali su internet. Tra le altre cose vado sempre sulla pagina Day in photos del Washington Post perché spesso le foto pubblicate sono interessanti sia dal punto di vista dell'informazione che da quello fotografico.

Stamattina ho trovato questa foto di manichino con il seguente commento: “Un manichino veste un costume da bagno fatto di caramelle in una vetrina di Beatrice, Nebraska. Quel che era incominciato come una protesta sul manichino esposto sta ora provocando dibattiti su ciò che va considerato come osceno. Il Dipartimento di Polizia di Beatrice aveva ricevuto una lamentela da un residente ai primi di luglio a proposito della vetrina di Hannah's Treasures.”

La didascalia mi ha colpito perché il Nebraska, Stato del Middlewest conservatore, con governatore repubblicano e pena di morte via iniezione letale, è anche uno di quelli nei quali il possesso di armi varie è non solo tollerato ma anche difeso come uno dei diritti fondamentali del cittadino. Che qualcuno si potesse lamentare, in una cittadina di meno di 13.000 abitanti, di un manichino con un mitra a tracolla mi è parsa subito una notizia interessante. Ho voluto saperne di più e sono andato a guardarmi il sito del Beatrice Daily Sun, sul quale ho trovato un articolo in data 10 luglio. E lì mi aspettava la sorpresa: le lamenele non venivano dalla presenza del mitra, bensì...  
 
Quello che era incominciato come una lamentela a proposito di un manichino in una vetrina — scrive il giornale — sta ora sollevando un dibattito su cosa debba essere considerato osceno. 
Il Dipartimento di Polizia di Beatrice ha ricevuto una lamentela alcuni giorni fa a proposito di un manichino (…) i cui pantaloni erano scivolati giù fino alle caviglie. 
La polizia ha dichiarato di aver cercato di contattare il proprietario del negozio, Kevin Kramer, per chiedergli di coprire il manichino, ma senza risultato. 
I poliziotti hanno allora coperto di carta la parte della vetrina nella quale si trovava il manichino per nasconderlo. 
Secondo Kramer i poliziotti hanno violato varie leggi coprendo la vetrina di carta. Il negozio non era aperto al commercio poiché Kramer dichiara che sta spostando il negozio verso Lincoln (che poi è la capitale del Nebraska). 
Ho ricevuto una telefonata mercoledì da una signora che lavorava prima per me e che mi diceva che c'era della carta sulla vetrina che nascondeva il manichino”, ha dichiarato Kramer. “(La polizia) deve trovarsi qualcosa da fare, allora se la prende con quello del manichino nudo.” 
Secondo Kramer la polizia ha violato varie leggi, tra le quali quella sulla violazione della proprietà privata, quella sul danneggiamento di proprietà privata e quella sullo spargimento di rifiuti. 
Quando Kramer ha contattato la polizia si è sentito dire che doveva recarsi in centrale, dove sarebbe stato incolpato di disorderly conduct (letteralmente condotta disordinata, che non so bene come tradurre, ma che penso si capisca).  
A questo punto Kramer si è rivolto a un avvocato, Dustin Garrison, che insiste nel dire che la polizia ha infranto la legge nascondendo il manichino, e minacciando di citare il Comune in giudizio. “Non c'è nulla di osceno in un manichino nudo, ha dichiarato Garrison. Capita a tutti noi almeno una volta nella vita di entrare in un negozio e di vedere un manichino nudo. Secondo me nulla di ciò che ha fatto il signor Kramer era di natura oscena o criminale. È la polizia che si è comportata in maniera criminale.” 
Kramer sostiene che quando ha minacciato la polizia di azioni legali, questa ha deciso di annullare ogni procedimento nei suoi confronti. Ma lui non è sicuro di restituire il favore. (…) Tobias Templemeyer, legale del Comune, afferma che il punto principale in questo dibattito è sapere se la messa in mostra del manichino era oscena oppure no.

L'articolo va avanti ancora ed è solo alla fine che si capisce che quel famoso mercoledì il manichino con i pantaloni scivolati giù sulle caviglie non portava nemmeno le mutandine (!). È solo dopo tutta questa storia che il signor Kramer gli ha messo addosso, con un buon gusto tanto innegabile quanto autenticamente nebraskiano, il bikini di caramelle e il mitra di plastica.

I miei lettori capiranno quanto mi senta fiero di aver permesso  loro di venire a conoscenza di questo importante dibattito sociale.  

ULTIMA ORA: avevo appeno pubblicato questo post quando, per pura e morbosa curiosità, sono andato sul sito del South West Iowa News. Anché lì si parlava del manichino nudo. Ma la notizia inattesa era un'altra: il primo cittadino della città di Beatrice , che ha dichiarato che il signor Kramer "si comporta come un bambino", astenedosi peraltro dal commentare il comportamento dei suoi poliziotti, si chiama Dennis Schuster! Che sia un discendente di quel mio nonno tedesco e bigamo che finì la sua vita negli Stati Uniti? 
Dennis, se sei mio cugino sono fiero di te!